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Messaggio Da Staff master Ven Feb 26, 2010 12:34 am

Il dominio di Modena e Reggio Emilia rappresenta da sempre un punto strategico per la società dei Fratelli in Italia: posto su due rotte commerciali, una diretta verso nord, l'altra verso ovest, rappresentava un luogo perfetto in cui insediarsi per incidere come parassiti sulla vita umana. Per questo sin dal Medioevo questo territorio era stato fortemente conteso: mentre i cainiti infiltrati all'interno del dominium Petrii, principalmente Lasombra, cercavano di espandere la loro influenza dalla Romagna su tutta l'Emilia, in modo da accerchiare il dominio bolognese, i cainiti locali, prevalentemente Ventrue imparentati con il Principe Brandiparte di Bologna, cercavano di mantenere una propria indipendenza. Così, venne inizialmente forgiata un'alleanza con il Principe Toreador di Carpi e quello Brujah di Mirandola, similmente interessati dalla situazione e desiderosi di evitare un vicino ingombrante come il Papa.

Il conflitto sfociò in una vera e propria battaglia all'inizio del XIII secolo: mentre a nord si formava un fronte a Novi, costantemente sotto attacco da parte degli alleati slavi dei Lasombra, gli Tzimisce, e dei branchi di Gangrel, a sud le roccaforti di Savignano prima, di Guiglia e Vignola poi, cedevano il passo all'assalto diretto dei Custodi. L'alleanza locale si sgretolò rapidamente, stretta d'assedio su entrambi i fronti, non riuscendo nemmeno a ottenere rinforzi dal Principe Toreador del Granducato di Toscana, occupato in quello stesso momento nell'impedire che il potere papale si estendesse anche sul suo territorio.

Modena, Reggio, Carpi e Mirandola divennero parte integrante dell'Impero Bianco, come i Lasombra romani amavano chiamare il loro dominio: venne istituita inoltre la Sede Purpurea, un vero a proprio dominio autonomo che riuniva i quattro insediamenti affidata ad un Custode bolognese, il Vescovo Asinelli, che attuò una sistematica eliminazione di ogni oppositore politico. I vecchi signori dei territori acquisiti furono costretti alla fuga: mentre gli Este di Modena chiesero asilo presso i Ventrue scaligeri, i Pio di Carpi affrontarono la rischiosa attraversata appenninica e riuscirono a giungere all'oasi fiorentina. I Pico di Mirandola cercarono rifugio nell'Esarcato di Ravenna e Ferrara, dominio molto antico ed ancora organizzato secondo il modello bizantino, però senza grande successo: le strette connessioni con Costantinopoli non potevano garantire una grande protezione. Costretti alla clandestinità, i precedenti signori di Mirandola scomparirono rapidamente.

Agli Tzimisce che avevano partecipato alla conquista venne garantito accesso a molte zone della neonata Sede Purpurea: il Vescovo Asinelli era interessato tanto a rinsaldare il proprio rapporto con utili alleati quanto a costruire una testa di ponte per sferrare il definitivo attacco a Bologna. A questo fine venne stretta anche un'alleanza formale con i Gangrel ed un patto di non-belligeranza con i Nosferatu: mentre nel primo caso veniva riconosciuto al Clan delle Fiere pieno diritto di caccia in cambio di un ausilio concreto nell'imminente assalto, nel secondo si offriva semplicemente la chiusura di un occhio sulla presenza della comunità di Lebbrosi all'interno delle mura cittadine ed una certa protezione dall'inquisizione.

Il Vescovo Asinelli fece però male i suoi conti: sebbene si trovasse di certo in una posizione di schiacciante superiorità numerica, la sopravvivenza di un'opposizione interna alla Sede Purpurea, in buona parte foraggiata dai domini vicini, e l'inaspettato appoggio dell'Esercato e di Costantinopoli stessa al dominio bolognese impedirono di realizzare il suo progetto: prima di quello che avrebbe dovuto essere un vero e proprio attacco armato, gli Tzimisce ritirarono la loro alleanza e lasciarono i territori; similmente i Gangrel, seguendo la loro natura nomade, si spostarono altrove. L'indipendenza bolognese rimase intatta, segnando l'inizio della fine del progetto di Asinelli. Nemmeno la nascita del Sabbat giocò a suo favore: la diablerie dell'antidiluviano Lasombra gettò nel caos coloro che nel clan avevano seguito esattamente la via degli anziano come il Vescovo.

Disertando la linea di condotta di gran parte dei Fratelli del suo clan, Asinelli appoggiò l'idea di Hardestadt di creare una lega di vampiri per gestire la questione degli anarchici, a patto che il suo dominio rimanesse inalterato: sebbene il fondatore Ventrue non gradisse l'idea visto il passato del Lasombra, accettò lo scambio per avere un appoggio certo utile. Ancora una volta però i piani del Vescovo non andarono a buon fine.

Nel 1490, giusto tre anni prima che la Convenzione delle Spine sancisse la nascita definitiva della Camarilla, un gruppo di giovani Brujah anarchici, secondo alcuni eterodiretti, riuscì a fare breccia nel suo rifugio ed ucciderlo. Improvvisamente priva di un Principe capace di tenerla insieme, la Sede Purpurea si infranse sotto il peso del proprio territorio, dando la possibilità agli esuli Este di riprendere il territorio. Il Dominio di Modena e Reggio divenne uno dei primi ufficialmente sotto l'autorità della Camarilla in Italia, preceduto solo da quello di Bologna e dall'Esarcato.

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La situazione del Dominio rimase più o meno stabile per circa quattro secoli e mezzo: sebbene i Principi si susseguirono, venne sempre mantenuta l'adesione forte dalla Camarilla e la linea dinastica Ventrue. Fu solo con l'avvento del fascismo ed ancora di più con l'occupazione tedesca all'altezza della linea gotica che la situazione si mosse.

Gli Tzimisce che calarono con il Reich sull'appennino emiliano misero a dura prova il controllo della Camarilla sul territorio: per lungo tempo il Principe non fu in grado di esercitare il proprio potere fuori dalle mura di Modena stessa. Forti della presenza del campo di smistamento di Fossoli, fonte quasi inesauribile di vitae fresca, i branchi sabbat resero il dominio una zona di guerra non solo per gli umani, ma anche per i Cainiti: ad opporsi loro rimaneva solo uno sparuto gruppo Fratelli, prevalentemente Vili, Brujah, Nosferatu e Gangrel, legati al movimento partigiano e noti come “Brigata Tempesta”. Mentre gli Alleati partecipavano e supportavano la guerra di liberazione del nazi-fascismo dei partigiani consentendo la vittoria, la Brigata Tempesta non aveva alcun supporto e quindi, inevitabilmente, perse la propria guerra.

Dal 1945 fino alla fine degli anni '90 il territorio rimase sotto il dominio del Sabbat: utilizzati come testa di ponte dal più ampio dominio milanese, Modena e Reggio avevano di nuovo il compito di essere il punto di partenza di un'invasione su larga scala del Dominio bolognese. La Spada di Caino però non aveva le capacità per amministrare un territorio così complesso per più tempo: non solo non riuscì mai ad eliminare totalmente i – pochi – seguaci della Camarilla nascosti tra le due città, ma non affrontò mai definitivamente il problema dei lupini sull'appennino. Proprio a costoro si deve la fine dell'egemonia del Sabbat nella zona: pare che per risolvere definitivamente la situazione, i Cainiti più capaci vennero mandati ad affrontare i mutaforma verso Pavullo, senza mai fare ritorno. Lasciato in mano ad un pugno di neonati ancora sporchi di terra, il territorio venne rapidamente riconquistato dalla Camarilla.

Si aprì però una nuova problematica: sebbene assenti per lunghissimo tempo, i Pio rifugiatisi nel territorio fiorentino secoli prima vantavano ancora diritti sul dominio. Similmente, alcuni discendenti dei Pico residenti nell'Esarcato avanzavano pretese su Modena. Del resto, gli Este che durante la dominazione Sabbat non avevano abbandonato il territorio non erano disponibili a lasciare tutto in mano a chi non aveva combattuto per la propria terra, con un ragionamento non dissimile da quello che i neonati dei membri della Brigata Tempesta facevano. Nel Dicembre 2009 le varie fazioni trovarono un accomodamento: la questione sarebbe stata decisa da uno degli Arconti di Maris Streck, la Conciliatrice Malkavian.
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